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aerodinamica & design 2/8 |
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nome |
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aerodinamica
& design |
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descrizione |
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articolo
sui rapporti tra l'aerodinamica e il design |
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autori |
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Ottorino
Piccinato, ing.enrico
benzing
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contributi |
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annina motta, antonella ponti, arianna carrozzo, chiara tiego, clarissa steiner, Dario Colombo, debby viganò, elisabetta furnò, jessica alberti, Maria Fumagalli, Michele De Angelis, pietro bassani, russel davidson |
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continua
da pagina 1 |
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ottime
forme "a sigaro", le più usate a fine anni
sessanta
la carrozzeria è molto liscia e arrotondata
in molti punti: ciò facilita anche l'impatto con il
vento laterale che, incontrando dei fianchi curvi, riesce
a "sgusciare" dalla parte opposta senza eccessivi
rallentamenti
notiamo, però, che molti particolari
sono lasciati scoperti e sporgenti: primo fra tutti, la testa
del pilota, cui non fa seguito un adeguato raccordo allungato
per limitare i vortici posteriori
si sta comunque cominciando
a pensare all'aderenza in curva: nota la maggior sezione
dei pneumatici rispetto alla lotus precedente
nel frattempo
anche a livello di propulsore, sospensioni e telai si sono
fatti passi avanti |
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la lotus 12, prima lotus f.1 disegnata da colin chapman: un
genio, ma...
cosa si aspetta a mettere le ali? |
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i
profili alari sono entrati d'impeto nel disegno dell'auto
da competizione sul finire degli anni sessanta, e hanno trasformato
- potremmo dire ormai definitivamente - la configurazione
aerodinamica e la dinamica stessa del veicolo
anche visivamente
si possono distinguere le vetture di moderna e di vecchia
concezione dalla presenza o meno di un'ala, spesso impropriamente
chiamata "alettone"
proprio come avviene per la
larghezza delle gomme, elemento costruttivo che divide le
epoche di evoluzione
e il riferimento non è casuale,
giacché una rivoluzione tecnica, appunto quella delle
gomme a grande aderenza, ha innescato l'altra, ovvero quella
dello sfruttamento di tale aderenza attraverso le forze delle
deportanze aerodinamiche |
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la ferrari f.1 del 1967/1968 |
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in
quest'epoca l'attenzione dei progettisti era rivolta principalmente
verso
gli aspetti puramente velocistici
molto meno, invece, verso
lo studio di telai e sospensioni
ancora non si sa nulla,
o meglio, non si sono ancora applicati studi sulla portanza
(spinta verso l'alto) e deportanza (spinta verso il basso),
i cui principi erano già ben noti da almeno cinquant'anni
in campo aeronautico
questo è un aspetto strano, perché
le corse automobilistiche hanno sempre offerto esempi di alta
tecnologia, al punto di essere considerate la rappresentazione
sportiva di un punto di riferimento
del progresso tecnologico in assoluto
è strano che, in questo
periodo, si stiano già sviluppando studi sui telai
in monoscocca, che diverranno lo standard nei decenni successivi,
sui motori compressi (conosciuti da tempo); ma, allo stesso
tempo, uno di quelli che sarà un fattore determinante
dagli anni settanta in poi (l'aerodinamica), sia relegata
al solo
studio di una maggior penetrazione per ridurre la resistenza
all'avanzamento, e nulla di più (pur essendo tutti
perfettamente a conoscenza dei principi fisici da molti anni)
sarà lo stesso colin chapman ad intuire quanto poteva
essere alla portata di tutti, con lo sviluppo delle vetture
a effetto suolo |
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tutti
conoscono, anche intuitivamente, il ruolo e l'importanza
di un'ala applicata a un autoveicolo, sulla base di elementari
principi di portanza e di deportanza; da quando, poi, i profili
di vario tipo hanno cominciato ad apparire sulle vetture di
produzione, sia pure ad intonazione sportiva (e non sempre
con analogia di obbiettivi), ci si è meglio familiarizzati
con congegni che in precedenza interessavano soltanto il volo
così una materia pur scientificamente impegnativa può conservare leggerezza e può essere affrontata
senza altre conoscenze, unicamente in base alla pratica consuetudine
bastano fugaci cenni storici a una rapida comprensione delle
ragioni che hanno dato origine a una ricerca importante, sulla
strada degli incessanti progressi nelle prestazioni e nella
sicurezza attiva
bastano semplici raffigurazioni a spiegarne
l'intera evoluzione
pressoché tutto, in aerodinamica,
è esteriore e largamente intuitivo |
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vetture "a sigaro" |
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lo
studio dell'ala, a cui intendiamo dedicarci in forma molto
superficiale, non è rivolto soltanto alla progettazione
o alla gestione dell'auto da corsa: un primo e vivo interesse
scaturisce dal pilotaggio
fin dalle formule addestrative,
infatti, i giovani piloti hanno a che fare con i dispositivi
aerodinamici e prendono immediata confidenza con le variabili
chiamate resistenza, deportanza, incidenza, angolo del flap,
eccetera, per trovare assetti e comportamenti di vettura ottimali
poi, si procede rapidamente verso scelte più impegnative,
quando lo sviluppo della macchina è fortemente influenzato
per un verso dalla crescente domanda di carico aerodinamico
e per l'altro verso dai vincoli di un regolamento tecnico
che ha dovuto limitare taluni eccessi
nell'insieme
il guidatore
è coinvolto quanto il tecnico
quindi, si passa a interessi
più vasti: chi segue una attività tecnico -
sportiva come quella automobilistica, appassionante ed esigente,
quanto a conoscenze teoriche, è sempre spinto a entrare
nel vivo dell'argomento prestazioni e ad analizzare approfonditamente
i fattori che le determinano
vi sono confronti e verifiche
da compiere, per livelli di potenza, capacità velocistiche,
di accelerazione e di percorrenza delle curve
il calcolo
delle potenze resistenti parte proprio da una buona conoscenza
delle caratteristiche aerodinamiche; e, in una monoposto,
fino al 25% della sezione frontale può essere devoluto
ai profili alari, che a volte sono responsabili al 100% della
generazione di deportanza
la velocità massima può
variare dal 2% al 4% al solo mutare delle caratteristiche
di un'ala; il tempo su un giro di pista può segnare
sbalzi impensabili |
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