presupposti, realtà ed emozioni
vissute da un osservatore privilegiato
di Ottorino
Piccinato
responsabile didattico della scuola italiana design
comincio dal titolo, che merita una spiegazione
“merchandesign” potrebbe significare “design per il merchandising”, oppure “progetti di merchandising e di design”, dando a “design” il senso di ricerca, stile, forma e funzione
una cosa è certa: nel momento in cui giovanni zambon ha coniato il termine “merchandesign”, il brainstorming e il progetto di creatività legati al progetto scuola italiana design - alfa romeo era già in fase di avvio, all’interno della stanza in cui si prefigurava la grafica e l’organizzazione tecnica di questo evento
l’interesse del tema specifico, l’opportunità di creare per una grande casa, l’italianità, vera, di alfa romeo, l’ammirazione per una storia così gloriosa, tutti questi fattori messi insieme sono stati determinanti nell’affrontare il workshop, non solo dal punto di vista della partecipazione, ma, e probabilmente soprattutto, per l’imbastitura del vestito su misura per l’occasione
per un evento di tale caratura, che ha coinvolto più di cinquanta persone, esportate “armi e bagagli” in un contesto così diverso dall’abituale sede di lavoro, il lavoro “netto”, quello cioè che concerne l’attività pura di creatività e progettazione, non può prescindere dal “lordo” di preparazione, concettualità, impegno che stanno alla base del progetto
con questo intendo dire che il workshop, in quanto evento di creatività e progettazione, è iniziato già in fase di programmazione, comprendendo in questa anche la sequenza degli esercizi preparatori della prima fase, delicata quanto importante per il prosieguo delle attività è difficile prevedere le reazioni di chi, decontestualizzato dalle proprie abitudini, viene immerso, e per alcuni sommerso, in una realtà così nuova
nuova in tutti i sensi, per l’abolizione delle gerarchie prefigurate in altri ambienti, per la compagnia di colleghi con cui si erano fino ad ora scambiati solo alcuni cenni di saluto, a volte neanche quelli, per il programma fatto di stimoli per ricerca di idee, per il fatto che molto si pensa, e poco si disegna
e, come spesso è accaduto in circostanze analoghe, la novità dell’approccio al progetto, in tempi rapidissimi e con modalità sconosciute, funge da molla scatenante per chi, erroneamente, ha sempre visto nel tavolo da disegno e nel computer non un mezzo o uno strumento, ma purtroppo la giustificazione, per non dire il fine, di una ricerca
rapidità, sconcerto e animazione sono state le molle scatenanti, tarate in base al numero dei coinvolti, la loro preparazione, l’ambiente e la richiesta del committente
un aspetto si doveva considerare, al di là della concezione stessa del workshop che, tale come altri, doveva essere proposto con caratteristiche già sperimentate: alcuni, una minoranza già testata positivamente in altre occasioni simili, avevano già sperimentato un evento simile, anche se basato su brief e committenti completamente diversi
quindi, anche per loro, si dovevano concepire ed ingegnerizzare molle, quindi programmi ed esercizi, di foggia diversa dalle precedenti, perché il fattore “novità” è tra i più scatenanti per un esito positivo della ricerca
resta, quindi, il concetto dello sparamappa, una sorta di associazione di parole, con la preferenza di verbi, avverbi e concetti più che precisi riferimenti a cose, da scrivere liberamente in grandi pannelli
come pure lo sparaconcetti, un tiro al bersaglio in cui il gioco consiste nel lanciare idee, senza la preoccupazione di centrare il target
il gioco è facile, perché si vince sempre, un po’ come organizzare un concorso interno: chi vince appartiene alla struttura e quindi essa stessa è vincente
ma nel nostro caso l’abilità di chi partecipa consiste nel decidere di prenderla alla larga, di sbagliare il bersaglio apposta, il che rende l’intervento molto più cosciente attivo di quanto si potrebbe immaginare dall’esterno
e come non parlare delle carte sensazione, religiosamente distribuite con rispetto e, come sempre, forse mai utilizzate
ma intanto c’erano
e il solo fatto di pensare a cosa servono suscita curiosità e interesse: quello è lo scopo
se, poi, qualcuno, ci ha trovato qualche significato... parliamone!
volendo trarre delle conclusioni da questa esperienza, “potrei” affermare che per la riuscita del workshop occorre un mix di elementi positivi e complementari fra loro
innanzitutto un tema stimolante, e a questo ha pensato andreas zapatinas, il quale, concordando le operazioni con giorgio
pellizzaro, ideatore del workshop, ha colpito nel segno sin dal primo approccio con il gruppo creativo, indirizzandolo efficacemente sui temi da affrontare
poi la situazione ambientale: rovigno, la sistemazione al sol park, il mare, gli ambienti a disposizione, la possibilità di progettare a bordo piscina, le scomode rocce del mitico bar valentino, il vai e vieni tra mille scogli, mille scalini, mille alberi del parco, gli interminabili calcoli per capire quanto vale una kuna
e io me lo chiedo ancora: ma quante lire vale una kuna? e una lipa?
l’approdo, l’isola, l’incanto, i versi e le note di una canzone che hanno lasciato grandi segni, e che nessuno ricorderà nei particolari
difficile raccontare, impossibile spiegare
il lavoro dei tutor, creativi e castigatori allo stesso tempo, responsabili del proprio e dell’altrui tempo, compressi dalla voglia di mare e il desiderio di concentrazione
la verifica di metà settimana, che alessandro maccolini ha pazientemente condotto fino a notte inoltrata, con i creativi in attesa di un’assoluzione o di una condanna; quando c’è poco tempo, non c’è spazio per le sfumature, per le mezze parole: l’idea passa, o viene drasticamente accantonata
così si fa: la chiarezza innanzitutto
e poi giù, a testa bassa, a dar valore ai progetti approvati
non c’è tempo per i rimpianti
e come sempre le conclusioni durano più dell’oggetto di questo racconto è così perché, ora, a mente fredda, c’è il tempo per qualche riflessione, per capire, un po’ come si faceva durante gli esercizi preliminari, quanto siamo angeli (sì, approviamo) o diavoli (no, cestiniamo)
dicevo “potrei affermare”, ma in questa occasione preferisco guardare, considerare questo workshop come un insieme di esperienze intense, di persone vere, di ruoli inconsueti, di protagonisti inaspettati, di amicizie non previste
guardo e penso che, da osservatore privilegiato – potevo decidere il mio punto di osservazione – è stata un’emozione grandissima e che anche io posso dire: io c’ero